Perchè la vittoria di Van Aert per il ciclismo è un sospiro di sollievo
Non è una questione di tattiche, di ruote tenute, limate, succhiate. Di opportunità, di opportunismo, di riscatto, di tappe vinte, come pochi sono riusciti a fare, al Tour, alla Vuelta ed ora anche al Giro. Non è neppure la rivincita nei confronti di tanta, troppa, sfortuna e neppure il saldo di un conto con il destino che lo vedeva a credito. La vittoria di Wout van Aert ieri a Siena, sulle strade bianche dove già aveva vinto, nella polvere che riporta al ciclismo che fu, non è solo la vittoria di un campione assoluto e ritrovato ma è la vittoria di un fuoriclasse che in tutti questi anni ha contribuito, con altri fenomeni come lui, a rendere il ciclismo il meraviglioso spettacolo che è.
Wout van Aert non è solo un campione di ciclismo. E’ l’eroe romantico che ogni tifoso sogna di veder correre, combattere, vincere ma anche perdere nella migliore delle sfide possibili sempre in bilico tra la grande impresa e dramma, tra gioia e disperazione, tra estasi e tormento. C’è un ciclismo con Wout van Aert e ce n’è un altro senza e non sono la stessa cosa. Perchè è il ciclismo generoso, leale, dei buoni sentimenti che il fiammingo in tutti questi anni si è cucito addosso. Van Aert in corsa aggiunge, infiamma, perchè comunque sai che ci prova e che può fare quella differenza che per uno strano volere del destino magari non poi fa. In corsa è importante che ci sia perchè quando c’è sai sempre che può accadere qualcosa, anche se poi qualcosa spesso capita a lui e non sempre di buono, perchè fora, sbanda, cade… Ma se non succede Van Aert in gara vale sempre il prezzo del biglietto perchè dove lo trovi uno che vince allo sprint sui Campi Elisi e poi stacca tutti sul Mont Ventoux?
E allora si spiega perchè il giorno dopo il suo ritorno alla vittoria l’enfasi sia quella che in genere si riserva alle grandi imprese. E allora si spiega perchè ogni tv, ogni sito, ogni post da ieri ripropone all’infinito quel testa a testa con Isaac del Toro, immagine iconica di una vittoria che resterà nel tempo, che ricorderemo, che diventerà ciò che per il calcio è stata Italia Germania 4a 3 o, più di recente, la semifinale champions tra Inter e Barcellona. Basta farsi un “giretto” tra le rassegne stampa o sui social per rendersi conto che la sua non è una vittoria e basta, che tutti o quasi tutti si aspettavano che ciò accadesse, che tutti o quasi tutti non vedevano l’ora, che tutti o quasi ieri sulla rampa di Santa Caterina hanno fatto il tifo per lui. Ritrovarlo a braccia alzate sul traguardo di piazza del Campo per tutti o quasi tutti è stata la fine di un incubo che va al di là delle tattiche, delle ruote tenute, limate o succhiate. Dettagli terreni e trascurabili di una vittoria che ci riconsegna il campione dei nostri sogni, che ci riconcilia con i sentimenti e col senso di giustizia, che fa pari e patta con il destino. Che per il ciclismo è un sospiro di sollievo…