Bisogna aver coraggio per correre il Passatore o forse essere un po’ folli. E, oltre ad allenarsi, bisogna anche essere un po’ fenomeni. Tutti fenomeni,  dal primo all’ultimo, quelli che partono, corrono, soffrono, resistono e alla fine arrivano. Ma anche chi non arriva merita una lode, se non altro per aver avuto il cuore di provarci.  Cento chilometri da Firenze a Faenza non sono come dirlo o raccontarlo. Bisogna farli. Così tutti i 3mila e 332 atleti che ieri hanno tagliato il traguardo suscitano un po’ di invidia. I francesi direbbero chapeau, da queste parti si alzano i calici di un buon rosso che dopo tutta quella fatica è anche una buona scusa per reintegrare. Tutti fenomeni quindi e la cinquantesima edizione va in archivio con la vittoria di Alessio Milani dell’atletica Monfalcone, un debuttante  che ha tagliato il traguardo in 6 ore, 50 minuti e 29 secondi un altro debuttante francese Julien Nison di 8 minuti e 51 secondi. Ma per molti il tempo non conta. Il Passatore è la sfida delle sfide per chi si mette alla prova sulle lughe, lunghissime distanze. Un “viaggio” che dal tramonto all’alba ti porta un po’ indietro el tempo attraverso quell’appennino che una volta era terra s briganti. Un’ Olimpiade della “follia” che si corre sempre l’ultimo fine settimana di maggio. E’ così  da quella  mattina del 1973 quando nacque quella che allora si chiamava la “100 Chilometri del Passatore Firenze-Romagna (Faenza)”. Un’idea folle che all’inizio rimase in un cassetto ma che poi una sera  prese corpo nella “Cà de Bè” a Bertinoro, davanti a una piadina al prosciutto e una bottiglia di Sangiovese. Lì, a tavola, si buttò il seme. E a buttarlo quel seme furono quattro appassionati della corsa che avevano in testa un’idea meravigliosa:  Alteo Dolcini, forlimpopolese di nascita e segretario generale del Comune di Faenza, Francesco Checco Calderoni, faentino doc, assicuratore e presidente della sezione manfreda dell’U.O.E.I., Unione Operaia Escursionisti Italiani,  Renato Cavina, giornalista di “Stadio” e della “Gazzetta dello Sport” e Carlo Raggi, giornalista del “Resto del Carlino. Quarantatrè  anni fa e sembra ieri perchè il tempo scivola via. Quarantatrè anni in cui la 100 chilometri del Passatore è diventata non un’ultramaratona ma l’ultramaratona con l’articolo determinativo. Una e una sola. Unica. E’ diventata il sogno proibito, la sfida, la madredi tutte le corse per le migliaia di “folli” che hanno deciso provarci. Centro chilometri da Firenze a Faenza partendo di pomeriggio e  arrivando di notte o la mattina dopo. Attraversando il cuore dell’Appennino passando nei paesi e nei borghi che restano svegli ad aspettarti e ad applaudirti. La storia passa di qui.